Il deserto avanza: rischio desertificazione anche in Italia DI MARIA TOMASEO – 25 AGOSTO 2015

È a rischio desertificazione quasi un quinto del territorio
nazionale, il 41% del quale nel Sud, oltre la metà del territorio in Sicilia,
Puglia, Molise e Basilicata. Nel mondo già due miliardi di persone vivono in
aree siccitose e questo acuirà i fenomeni migratori. Il rischio è di passare
alla conca di polvere, un punto di non ritorno. Sono i dati che verranno
discussi in una conferenza organizzata dal Cnr domani presso Expo Milano. “Le
aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono
circa 2 miliardi di persone.

Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di
sviluppo, la correlazione povertà-aridità è dunque chiara. Se si guarda
all’Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione
quasi 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova nel sud. Sono
numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla
pochissimo” dice Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione
del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche e
coordinatore della conferenza che questo tema vuole invece portare
all’attenzione dell’opinione pubblica e degli stakeholder Siccità, degrado del
territorio e desertificazione nel mondo, incontro che avrà luogo il 26 agosto,
alle ore 14:30, presso il Padiglione Italia di Expo Milano.

“In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da
desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%,
in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria,
Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%” continua il ricercatore.
Uno scenario inquietante, che non lascia spazio a dubbi sull’urgenza di azioni
strategiche per arginare o mitigare i cambiamenti climatici. “Entro la fine di
questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti
delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle
precipitazioni, soprattutto estive: l’unione di questi due fattori genererà
forte aridità.

Paradossalmente, mentre per mitigare i cambiamenti climatici
sarebbe sufficiente cambiare in tempo la nostra politica energetica, per
arrestare la desertificazione questo non sarà sufficiente, poiché il fenomeno è
legato anche alla cattiva gestione del territorio” aggiunge Centritto “Le
conseguenze di questa inadeguata gestione sono sintetizzate nella espressione
inglese Dust bowlification, da dust, polvere, e bowl, conca. È un concetto
differente dalla desertificazione, giacché anche i più estremi deserti sono
comunque degli ecosistemi (le aree aride includono il 20% dei centri di
biodiversità e il 30% dell’avifauna endemica), mentre le conche di polvere sono
un punto di non ritorno”.

La diffusione di questi territori sempre più inospitali
acuirebbe ovviamente le ondate migratorie in atto. “A essere colpiti dalla
siccità sono infatti i paesi del bacino Mediterraneo, tra i più fragili dal
punto di vista ambientale e antropico. Molte persone che arrivano da noi non
fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono
rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente
nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di
riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio” conclude l’esperto.

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